domenica 18 marzo 2007

In un pomeriggio domenicale grigio, remoto y final qualcuno penetrò in casa di Irnerio il Grasso e lo ammazzò stracciando senza pietà gli innumerevoli strati di carta velina color di rosa con cui il vecchio tanghero aveva avvolto la propria esistenza terrena: maleducato, un getto di sangue risalì dai visceri spappolati alla boccca, dove esplose come un fiore, un fiotto, un geyser: manco a dirlo, purpureo. Mentre Irnerio spirava con l'unico occhio ancora spalancato sui ventagli appassiti attaccati al muro, un fiumicello rosso percolò lentamente nell'appartamento al piano di sotto e un Cristo sbilenco dei Magazzini El Capital sanguinò vero sangue e gesummaria e mammamia strillò la vergine che curava quella particolare raccolta di statuine sante, accorruomo e tutto il resto, che spavento e che notte e dopotutto Irnerio il Grasso non se ne andò in silenzio, come in silenzio non era vissuto.
A questo punto un Poeta, capitato per caso, avrebbe cantato senza sforzo alcuno i 90 kili di tanghi di Irnerio Diaz portati giù per le scale da becchini affaticati e l'ultimo suo paio di scarpe da ballo, nere lucide e appuntite, rimaste per sempre sotto il letto

Ciao, Mondo!

questo è il mio primo post